Di Gina Bruno e Simone Isa
Un giorno troviamo nella nostra email un messaggio di Simone che diceva più o meno così: “ho visto che fate delle cose bellissime con i bambini, io sono un esperto di maschere, le studio da molto tempo, so costruirle e so insegnare a costruirle, mi piacerebbe fare qualcosa con voi”.
A noi paiono sempre magici questi messaggi, queste volontà di aderire e collaborare e allora a Simone abbiamo detto di venire a vedere come lavoriamo, di venire a capire il nostro metodo e il percorso che portiamo avanti. E Simone è venuto, ha aiutato, è stato presente, ci siamo conosciuti e abbiamo capito che questa volontà che avevamo di fare cose molto serie con i bambini e le bambine, di realizzare cose bellissime mettendo tutta la loro e la nostra arte e capacità usando la natura come musa ispiratrice, ci avrebbe portato a fare qualcosa di simbolico e potente.
Ogni cultura del mondo ha realizzato delle maschere, ogni popolo si è travestito ed ha ritualizzato passaggi di status, di stagioni, di generazione in particolari periodi dell’anno. La ricerca di tratti comuni a tutti gli esseri umani è qualcosa che ci affascina, lo avevamo sperimentato anche con i laboratori precedenti e nelle verbalizzazioni del lavoro svolto ci fa sempre piacere poter dire che si somigliano i popoli della terra, sono tante le uguaglianze, i tratti comuni e i bisogni.
Per realizzare le nostre maschere ci siamo concentrati sul lavoro artigianale, sul fatto che per fare bene qualcosa ci vuole cura e tempo. Ci siamo chiesti a quale animale, reale o mitologico, volevamo ispirarci e nel quale volevamo trasformarci. Così i nostri pensieri sono diventati movimenti ed i movimenti hanno plasmato l’argilla grezza fino a raggiungere la forma della nostra maschera bestiale. Sulle nostre forme di argilla abbiamo appoggiato strato su strato carta e colla e poi abbiamo messo ad asciugare. Ci sono volute due settimana d’attesa perché i bambini e le bambine potessero vedere il frutto del loro lavoro, quando sono tornati hanno trovato i loro animali e avevano anche ragionato su come pensano, come si muovono, dove vivono, come si esprimono. A quel punto le abbiamo colorate, abbiamo aggiunto foglie, semi, paglia, piume e più si arricchivano più i nostri animali diventavano reali ed iniziavano ad abitarci.
Ma il giardino di Nuovo Armenia non era sufficiente per contenere tanta bellezza per cui siamo usciti per mostrare al quartiere di cosa siamo stati capaci, ognuno camminava come il suo animale, c’erano due cinghiali, un picchio, topi e gatti, una coccinella, un gorilla, perfino un Golem, che non è un animale, ma Gabriele voleva tanto trasformarsi in un essere dalla forza sovrumana per cui…
I nostri animali hanno portato in dono semi di tagete e girasole ai passanti e mentre li distribuivano dicevano orgogliosi: le abbiamo fatte noi queste maschere!
Infine siamo tornati in giardino e, togliendoci la maschera, abbiamo tutti abbandonato la nostra forma animale.
IL TEATRO CI AIUTA A LASCIAR ENTRARE IN NOI ALTRE VITE